Live
Report del concerto dei Road Syndicate tenutosi il 14 gennaio 2022 al Kill Joy
di Roma. Presentazione dell’album Vol II.
di
Fabio Rossi
Assistere a un concerto rock o metal in Italia sta diventando sempre più complicato, per le continue e sempre più severe restrizioni che il Governo impone a causa della perdurante emergenza sanitaria. I gruppi stranieri ci evitano per ovvie ragioni, i gestori dei locali sospendono le programmazioni in attesa di tempi migliori, mentre altri decidono di andare avanti con coraggio e solo per questo vanno premiati.
Il 14 gennaio sono stato al Kill Joy, un bel locale romano su via Appia dove, peraltro, si mangia bene, per ammirare una delle migliori band italiane emergenti nel settore rock’n’blues. Sto parlando dei capitolini Road Syndicate con già all’attivo due lavori: Smoke, risalente al 2020 e Vol II che ha esordito proprio in occasione di quest’evento.
Grazie alla
gentilezza del cantante Lorenzo “Larry” Cortoni, mi è stato riservato un tavolo
davanti al palco in compagnia di alcune belle ragazze provenienti dai luoghi
più disparati (Milano, Pisa, Barletta, Verona, Napoli) che si sono sobbarcate
un lungo viaggio per vedere all’opera i Road Syndicate. Questo fatto mi ha reso
gioioso, perché è confortante costatare che c’è ancora qualcuno che per amore
della musica se ne strafrega della pandemia e del fatto che lo show non è
proprio dietro l’angolo. Premesso che con Lorenzo e il chitarrista Fabio “Fab”
Lanciotti ci siamo scambiati i CD di Smoke e Vol II con due copie del mio
libro su Rory Gallagher, artista venerato dalla band, ho assistito a un concerto
adrenalinico di una formazione affiatata e con un repertorio di elevata
caratura. I brani del nuovo disco si sono amalgamati alla perfezione con quelli
estrapolati dal debut album e durante tutta la serata ho riscontrato con favore
il piglio sempre determinato del gruppo nel voler sorprendere gli spettatori
senza deluderli mai. Ci sono riusciti in pieno! L’esperto Fabio alla chitarra
(Il Balletto di Bronzo, Banco del Mutuo Soccorso, Enrico Capuano, Alice Pelle)
è un autentico furetto che sprizza energia positiva da tutti i pori, il
frontman (Johnny & The Gozzillas, The Blues Preachers, Tom “Bones” Malone)
alto e “bello come il sole”, prendo a
prestito una frase pronunciata da una delle ragazze di cui sopra, sa
coinvolgere il pubblico come si deve, il bassista Pierluigi “Jonna” Coletta,
nuovo entrato nella band in sostituzione di Emiliano “Eme” Laglia, è davvero
simpatico con la battuta sempre pronta e in possesso di una mimica divertente.
Le due avvenenti coriste (Francesca Lula e Helena Pieraccini) hanno rubato
l’occhio; le tastiere curate da Luciano “Lucky” Gargiulo e il drumming di
Cristiano “Ninjino” Ruggiero completano un quadro perfetto, un meccanismo funzionante
come un orologio svizzero.
Dopo un efficace
video introduttivo trasmesso su uno schermo posto dietro alla batteria (mi è
rimasta impressa una lunga strada in mezzo al deserto con evidenti riferimenti
a On The Road di Jack Kerouac), la partenza è con il botto: Take Me Higher è un brano deciso munito
di un azzeccatissimo refrain; a seguire il piacevole andamento di The Hard Place, la ruvida Night Ride e la splendida The Road in cui eccelle un abrasivo riff
portante e un piacevole ritornello, quattro tracce che comprovano l’elevata
qualità di Vol II. Lo show entra nel vivo con l’irruente Why e il mid-tempo adrenalinico di Get Away, estrapolate dal più conosciuto Smoke, con il pubblico in
visibilio a cantare a squarciagola. L’incantevole ballata Fallin’, la variegata Smoke e la ruvida Friend of Mine si susseguono con pari efficacia, mentre il cantante
incita gli spettatori a urlare a squarciagola “Oh Yeah!” e se non soddisfatto lo richiede di nuovo, ancora e
ancora, fino a far tremare le mura del locale. La strumentale The Achab
Song mi ha rammentato Moby Dick
dei Led Zeppelin con tanto di assolo di batteria sciorinato da Ruggiero, una
parte eseguita a mani nude (come Bonzo…). Lo spettacolo è stato costantemente di
elevato livello e si è concluso con la cover Do You Love Me? dei Kiss, l’accattivante Not Comin’ Back e la frizzante
Out of My Head, altri due pezzi
da novanta provenienti da Smoke. Non poteva mancare il bis con Driftin’, il cui fantastico refrain è
stato cantato da tutti i presenti, e la celeberrima Fortunate Son di John
Fogerty, ma il pubblico ha nuovamente insistito richiamando a gran voce sul
palco i Road Syndicate che hanno riproposto Take
Me Higher (in pratica il concerto è terminato così com’era iniziato; questa
song è stata composta trovando ispirazione dal terzo libro Dipinto
sull’Acciaio: Del rapporto tra Heavy Metal e pittura (Arcana Edizioni) di
Francesco Gallina, curatore dell’ufficio stampa del gruppo). Sono tornato a
casa con un senso di benessere interiore che di questi tempi è mera utopia.
L’intero concerto, infine, è stato trasmesso in diretta streaming dalla Alchemy
Sound Radio.
Che altro aggiungere….
Viva i Road Syndicate!
Setlist:
Intro video
Take Me Higher
The Hard Place
Night Ride
The Road
Why
Get Away
Fallin’
Smoke
Friend of Mine
The Achab
Song
Do You Love Me?
Not Comin’ Back
Out of My Head
Encore 1:
Driftin’
Fortunate Son
Encore 2:
Take Me Higher
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