Report a cura di Fabio Pugliese
Foto a cura di Francesca Paolucci
Articolo già apparso sul portale Rome by Wild:
Ormai di casa, il
bassista americano Marco Mendoza torna
a farci visita a circa due anni di distanza dall’ultima sua esibizione nella
capitale).
Verso le 21:30 il Jailbreak
è già in fermento: la serata si preannuncia subito un successo, con una buona
affluenza di pubblico. Durante la cena, inoltre, gli schermi del locale
proiettano la partita Palermo-Roma, per la gioia dei tifosi più entusiasti. Si
aspetta con trepidazione il fischio dell’arbitro che mette fine all’incontro e,
allo stesso tempo, dà il via dell’esibizione dei Forevermore, anche questa sera
opening per il live di Marco Mendoza.
La tribute band romana
dei Whitesnake morde puntuale sul palco alle 22:45. Stasera in formazione
troviamo un cambio al basso: per motivi di lavoro, Leo Cuomo è stato sostituito
da Giordano Latini. Al suo fianco Carlo Catelli (voce), Filippo Murgia
(chitarra), Federico Murgia (chitarra), Paolo Castellani (tastiere e cori) e
Guido Cascone (batteria). Mi è capitato altre volte di vedere la band dal vivo,
ma solo in questa occasione ho percepito un sound ed un groove ben più compatti
delle volte precedenti. Ottima anche la performance del frontman Carlo Catelli
che, nonostante una leggera influenza, ha dato prova di essere comunque
all’altezza di un compito non facile.
Per loro in scaletta lo spazio è di 7 brani tra cui “Gimme All Your
Love“, “Slide It In“, “Judgement Day“, “Walking In The Shadow Of The Blues“,
“Ready An’ Willing“. Nota
particolare meritano i due pezzi di chiusura: “Here I Go Again“, in cui Catelli
scende dal palco per cantare fra i tavoli del pubblico, prima di essere
raggiunto per un duetto finale da Luca Celletti, voce degli Eurosmith (Tribute
band Aerosmith); e “Still Of The Night“, ultimo brano proposto, che riserva una
sorpresa, a metà brano, infatti, è proprio Marco Mendoza in persona a duettare
(di nuovo) con un incredulo Carlo Catelli.
Brevissima l’attesa
che alle 23:35 porta sul palco il chitarrista Nazareno Zacconi, il batterista
Pino Liberti e ovviamente lui, Marco Mendoza al basso e voce. E che voce! Eh
già, perché anche se fino a qualche anno fa era maggiormente conosciuto come
bassista di grande pregio, (ha fatto parte di Whitesnake, Thin Lizzy, Blue
Murder e altri), come cantante non è da meno e anche in questa occasione ne dà
piena dimostrazione.
Il pubblico è infatti
già tutto sotto palco per carpire al meglio le emozioni che il musicista dà in
entrambe le cose ed è lui stesso, ad un certo punto, ad invitare il pubblico a
reggere il tempo con il solo schiocco delle dita, mentre la musica lentamente
si abbassa sempre più di volume fino a sparire completamente, lasciando spazio
alla sua voce e ai suoi sussurri. Davvero un artista con il groovenel sangue,
in grado di dar vita ad uno show molto intimo e suggestivo, soprattutto quando
suona con il basso solista, cantando senza microfono, veramente incredibile!!
Altro momento pieno di emozione è quello in cui Mendoza si vede protagonista
assoluto, tenendosi il tempo con i vocalizzi e colpi di mano sul petto, con il
pubblico, musicisti compresi, fermi per l’occasione, ad ammirare la sua
performance.
La serata è colma di
musica di serie A, rock, hard rock, blues, non mancano anche cenni al latino
americano e al funky. A questo proposito è stata davvero interessante la
reinterpretazione di “I Feel Good” di James Brown. Per completezza artistica
Mendoza potrebbe considerarsi degno erede di Glenn Hughes, ovviamente con le
dovute distanze.
Buona parte del merito
va anche a Pino e Nazzareno che, con il loro tocco, hanno contribuito
largamente al successo di questo live. Il concerto purtroppo finisce, ma la
gioia dei fan continua. Neanche un secondo per rilassarsi nel backstage che
Mendoza è già nel parterre fra la folla dei suoi ammiratori per foto e
autografi.
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