di Paolo Rigotto
L'acciaio di Hattori Hanzo, di tarantiniana memoria, è l'arma più terrificante
con la quale uno shogun che si rispetti
possa difendersi. E’ la spada di Uma Thurman in Kill Bill 1&2, e (a
condizione che la si manovri con forza e saggezza) è praticamente invincibile.
L'acciaio di Hattori
Hanzo ha evidentemente condizionato anche questa relativamente giovane rock
band alessandrina, la quale in più di dieci anni di attività si prefigge di
mantenere la lucida aggressività della mitica katana giapponese con un garage
punk rock italiano musicalmente e concettualmente onesto.
Se strumentalmente le
chitarre la fanno da padrone, ben suonate e didascalicamente ineccepibili,
mentre il resto della band fa quello che deve fare senza a mio avviso momenti
di sorpresa eclatanti, è certamente la finta leggerezza dei testi a fare la
differenza. “... Va tutto bene, stiamo solo morendo...”, “... vorrei un
parcheggio da Milano a Bombay solo per ballare meglio...”, “non so se rifarmi
una vita o guardare una nuova serie tv”, sono euforici momenti di quotidiano
cinismo, invero mai troppo spietati. Insomma, siamo folli in una società folle,
ma a questo si può rimediare non prendendo troppo sul serio le nostre
quotidiane tragedie.
Se l'etichetta di
garage punk sta stretta alla band (in effetti momenti come “Fotonera” sono per
molti aspetti più vicini ad un qualche rock mainstream di buona fattura),
ancora più inafferrabile è la direzione dei contenuti, in bilico tra ironia
autoindulgente e disimpegno consapevole. Un valore aggiunto all'intero lavoro è
senza dubbio la sua marcata attitudine al refrain, ad una buona orecchiabilità
e, non ultimo, ad un sound radiofonico efficace.
Hattori Hanzo si fanno
in ogni caso paladini di un “punk buono”, dove buono non ha nulla a che vedere
con il termine ingenuo. La direzione del gruppo è evidentemente consolidata
da anni di prove, concerti e
registrazioni, quello che manca a mio avviso è una caratteristica sonora
originale che firmi l'intero lavoro, laddove i testi sono invece un marchio
assolutamente personale.
Forse una produzione
un poco più puntigliosa (certo, meno punk) darebbe più respiro ad un lavoro
meritevole di attenzione, non fosse altro che per l'intelligente miscela di
ironia e impegno soft.
Altri brani
su Youtube:
ITunes:
IL CANTICO DEI PESCI
Label - Indidacosa
Recording / Mixing: Luca Grossi
e Hattori Hanzo
Recording / Mastering :
Alessandro Ciola
Artwork: Daniela Ferretti
Tracklist + frase topica
1 Quanto stai male?
“NN SO SE RIFARMI UNA VITA O
GUARDARE UNA NUOVA SERIE TV”
2 Panorama
"HO UN CUORE COSI PESANTE
CHE NE MI SPOSTA NE MI FA AFFONDARE"
3 Fotonera
"SE MI TOGLI IL TRUCCO
MAGARI POI NON TI PIACCIO PIU' "
4 Il cantico dei pesci
"IL MIO KARMA PUZZA DI PESCE"
5 Canzone di Simona
" SONO COSI DISPERATA CHE
QUASI QUASI RICOMINCIO A SPERARE"
6 Setticemia
"VORREI UN PARCHEGGIO DA
MILANO A BOMBAY SOLO PER BALLARE MEGLIO"
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