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mercoledì 31 dicembre 2014

Dino Fiore-"Fleur Folia", di Sergio Santini


Dino Fiore-"Fleur Folia"
di Sergio Santini

"Fleur Folia" è un album che dovrebbe essere sottotitolato "Utilizzare con cautela, può creare dipendenza."
Il lavoro di Dino Fiore è un jazz-rock interessantissimo, con influenze di stili e strumenti così diversi che può essere definito un viaggio in lungo e in largo per il mondo.
Si va dal Giappone al deserto con facilità sorprendente e i pezzi sono così evocativi che sembra davvero di essere al centro di una metropoli "con gli occhi a mandorla", costellata delle sue dissonanze, tra modernità e tradizione, per poi atterrare su dune di sabbia sotto il sole cocente.
Questo viaggio è intervallato dalle "Bassofolia", tracce in cui l'artista sperimenta sonorità elettriche e ritmi esotici decisamente ben riusciti.
Senza dubbio si tratta di un lavoro che rispecchia le esperienze e la personalità di Dino, affermato bassista che il mondo lo ha girato veramente, portandosi a casa un gusto invidiabile; ed è in questo gusto e nella ricercatezza che viene fuori il carattere sfacciato di chi sa il fatto suo, senza mai bisogno di essere eccessivo, una sicurezza di cui si giova ogni brano.
Tutti gli strumenti che vanno dal sax alle tastiere, la voce e molti altri, hanno come denominatore comune la guida del basso, perno di qualsiasi formazione jazz, che è base e profondità da cui non si può prescindere. Dino si sdoppia nel ruolo ora di protagonista, ora di gregario, con una facilità e un dinamismo invidiabili, e mantenendo sempre con un'impronta chiara e inconfondibile.
E' un lavoro appassionato, coinvolto e coinvolgente, da ascoltare ovunque e senza stancarsi: può essere un compagno di viaggio in macchina, oppure amico occasionale di un pomeriggio di lavoro, o ancora, come ho fatto io, un ascolto riflessivo nella penombra della sala di casa.

Insomma, Dino ci presenta una produzione unica che vi sorprenderà e che non mancherà di farvi sperare che al più presto il suo prossimo lavoro veda la luce.


TRACK LIST

CREPUSCOLO MEDIORIENTALE

WALKING IN NAGOYA

TOWER IN THE SEA

VOICE WITHOUT TIME

BASSFOLIA n.1

THE LONG RED TRA

BASSFOLIA n. 2

SAHARA COFFEE

BASSFOLIA n.3

MOONLESS LAND

NUAGE

BASSFOLIA n.4

RITUALE

BASSFOLIA n.5

IL MONDO DI GIOVANNI FAGA


Dino Fiore è il bassista del gruppo Progressive  Il Castello di Atlante, uno dei gruppi italiani più significativi nel genere prog, in Italia e nel mondo...


Casa Discografica
ELECTROMANTIC MUSIC

Etichetta
TJRS (TURIN JAZZ ROCK SCHOOL)

Produzione esecutiva: INSINERGIA

Produzione artistica: Beppe CROVELLA




martedì 30 dicembre 2014

Giuseppe Melis_Evoluzioni di un Ordinario Contrabbatterista: Archi, Mantici e Passioni di Claudio Ramponi


Giuseppe Melis_Evoluzioni di un Ordinario Contrabbatterista: Archi, Mantici e Passioni
di Claudio Ramponi


Evoluzioni di uno straordinario cotrabbatterista. Ottimo album d'esordio di quest'artista sardo che riversa nella sua musica l'amore per la sua terra, la passione per l'Arte, anni di studio e la dedizione del buon artigiano. Sonorità energiche a dispetto di una strumentazione prevalentemente acustica (contrabbasso con l'arco, fisarmonica, pianoforte, violino, flauto, launeddas, batteria e percussioni) sapientemente miscelata con chitarra elettrica, basso fretless (le cui linee rincorrono e si fondono perfettamente con quelle del contrabbasso) e discreti interventi di tastiere; molto accurati gli arrangiamenti, realizzati dall'artista stesso con perizia e cognizione. Sapori mediterranei, rock progressivo, tango argentino, variazioni ritmiche e reminiscenze Zappiane conferiscono all'opera un respiro che ben si presterebbe ad una dimensione teatrale anche a livello internazionale e sarebbe in grado di rappresentare degnamente la musica italiana in tutto il mondo.


lunedì 29 dicembre 2014

Tutte le cose inutili-“Dovremmo Essere Sempre Così”, di Stefano Caviglia


Tutte le cose inutili-“Dovremmo Essere Sempre Così”
di Stefano Caviglia

Per farsi un idea di un musicista, di un gruppo musicale, duo, terzetto, quartetto, credo sia necessario più di un ascolto  e in alcuni casi, molti  passaggi.
Ho ascoltato con attenzione questo duo, ed il loro primo vero album, “Dovremmo essere sempre così”, i brani, le loro parole, la rabbia, la speranza manifestata con suoni  che traggono la loro energia da echi tipici della musica punk .
Ci sarebbe da aprire un libro zeppo di  pagine per capire, conoscere, cosa è stato il Punk con la P maiuscola,  quello degli anni settanta,  di  cosa era figlio e di chi è stato padre.
Ripeto, ho ascoltato con attenzione ed interesse questi giovani musicisti, ho colto una notevole spinta creativa che forse trovo essere più vicina al “ cantautorato”  che al punk.
Forse è il gap generazionale che esiste tra me e loro, che mi impedisce, tra l’altro, di conoscere e capire cosa sia il punk del terzo millennio, ammesso che esista.
I testi sono originali, specialmente quando non rispettano le regole della metrica; trovo intense le parti non cantate, ma parlate, quasi gridate in faccia a qualcuno, ma non  si sa bene chi sia questo qualcuno, e ciò mi porta una volta di più a considerare questo duo una coppia di cantautori che hanno preso a prestito alcune sonorità dolci, tipiche della produzione  “ cantautoriale” che fanno a volte da preludio a suoni ben più aggressivi, forse allo scopo di dichiarare a chiare lettere al piccolo o grande mondo che ascolta i loro stati d’animo, le ansie, le gioie, le speranze, l’amore, la rabbia.
Tutte le cose inutili” sono in fase di costruzione, e credo siano nel momento, difficilissimo, che lì porterà a capire e a volere quello che desiderano veramente capire e volere…

Probabilmente affineranno la capacità lirica e renderanno più ricca la loro musica che ora appare, forse per loro rispettabile  stessa scelta, ancora grezza e  povera di originalità. 



Track-list:
1 – Conchiglie
2 – Pixo
3 – Canzone di non- Natale
4 – Promoter
5 – Prima della pioggia
6 – Muro
7 – Testolina d'oro
8 – Idee #3
9 – Preghiere Underground
10 – E per sempre ridi

Biografia
Tutte Le Cose Inutili - cantautorato punk da Prato duo classe '90 chitarra/batteria da Prato.
Sono surrogati di emozioni, le nostre vite incanalate, tutto il tempo che ci danno per esprimerci, ma sottovoce.

Il progetto nasce a dicembre 2011 come un progetto solista ed esce alla luce con un album autoprodotto dal carattere cantautorale, intimo e lo-fi dal titolo "mi chiedevi com'era avere ventunanni per un anno nel ventunesimo secolo". Nei mesi successivi escono altri due ep, Prima della registrazione del primo e vero lavoro,"e forse ne faccio due" registrato al SupaStudio di Prato e uscito per l'etichetta indipendente spezzina Toten Schwan rec (il disco esce in free download su bandcamp e sulle altre piattaforme digitali e in versione fisica, in 200 copie messe sottovuoto in macelleria). Al periodo della registrazione risale anche il primo live e successivamente l'entrata del batterista Francesco meo Meucci nel progetto.
A Giugno 2013 esce il libro + cd dal titolo Preghiere Underground per la casa editrice/organizzazione di eventi HabanerO Edizioni. Dopo molte date in giro per l'Italia i ragazzi si fermano a Gennaio per registrare il nuovo lavoro, che viene alla luce ad Aprile 2014, Dovremmo Essere Sempre Così, in streaming su Impatto Sonoro e in versione fisica artigianale, grazie a Iconcertidoveresti e all'ufficio stampa Neanderthal di Pisa. L'album è anticipato da un Ep di Outtakes uscito in streaming su Impatto Sonoro. In un paio di anni superano i 100 concerti, dal Trentino alla Calabria. Il primo singolo, Conchiglie viene presentato con un video in esclusiva su Osservatori Esterni. A settembre faranno parte della compilation #CANZONI DI DOMANI prodotta da Diavoletto netlabel e dal MEI per i 20 anni dall'uscita di catartica dei Marlene Kuntz.

LINK:



domenica 28 dicembre 2014

Aldo Tagliapietra e la sua band a Mestre, di Daniele Raimondi



A Mestre, la voce storica delle Orme: Aldo Tagliapietra
di Daniele Raimondi

Venerdì 26 dicembre, in piazza Ferretto a Mestre, mentre un pallido sole lascia il posto alle prime ombre della sera e alla “buriana”, che rimane leggera ad ascoltare, “…ecco d’incanto”, l’inconfondibile volto di una melodia, impreziosita da una voce senza paragoni. Aldo Tagliapietra non è soltanto un musicista: è una vera leggenda. Si vede subito che Aldo, basso, chitarra e voce, è in gran spolvero e con le corde vocali risparmiate dalla gelida serata. Non da meno la band, che in più di un’occasione strappa l’applauso e con assolo degni di nota, Matteo Ballarin, chitarra elettrica, Andrea De Nardi, hammond e tastiere, Manuel Smaniotto alla batteria.
Gli sguardi musicali si incrociano, basta un solo istante, al tuffo nel passato, mentre le note danzano soave nell’aria un po’ fredda. Aldo è l’interprete di quel rock progressivo, di quella melodia, in cui convivono testimonianze ed impegno, ma soprattutto poesia, in un tempo senza età.
Bastano le prime note per riscaldare il pubblico numerosissimo e la band, con Andrea e soprattutto Manuel, in un solo attimo, non curanti della temperatura, estivamente vestiti. Ed è subito grande musica con: “ Regina al Troubadour”, “La porta chiusa”, “Los Angeles”, un tuffo nella suite che racconta la storia di due pianeti, “Felona e Sorona”, “Amico di ieri”, “Sguardo verso il cielo”, “Canzone d’amore” e gran finale con “Cemento Armato”.
Mentre “…nell’aria le note di una chitarra” non hanno ancora smesso di vibrare, Aldo è sommerso da fan e storici amici, si congeda dopo aver autografato decine di “cimeli” e posato per foto ricordo.


sabato 27 dicembre 2014

Le tecniche chitarristiche di Sandro Agostini, di Giacomo Caliolo


Giacomo Caliolo, chitarrista di lungo corso, commenta un metodo per chitarra… particolare.

Eccomi a recensire un metodo per chitarra slide dell'amico e collega Sandro Agostini.
Il progetto, a mio parere, è strutturato benissimo, con nozioni storiche  sulla slide guitar veramente  interessanti. Questo aiuta ad entrare in questo particolare mondo musicale e a comprendere i molti aspetti che  lo caratterizzano.
Sandro Agostini  parte dall'impostazione, accordature, accordi, scale  ed esercizi,  tutto  esposto in maniera chiara,  partendo dall'intonazione fino ai brani da eseguire in duetto; utilissime le forme di memorizzazione. Il metodo è corredato da cd, e gli esempi  delle esecuzioni possono essere  consultati su YouTube.
Un metodo che consiglio (e che io stesso adotto)  a tutti coloro che intendano entrare in questo stimolante  mondo musicale.

Presentazione del testo Method for Slide Guitar & Bottleneck, Indicazioni sull'uso della tecnica del bottleneck e dello slide di Sandro Agostini, ed. CARISCH .
Le tecniche di base, le accordature aperte, i vari stili, impostazione della mano destra e della mano sinistra, uso del plettro e delle dita in fingerpicking.





venerdì 26 dicembre 2014

UT New Trolls - Live@puccini.fi di Daniele Raimondi



UT New Trolls - Live@puccini.fi
di Daniele Raimondi

L’incanto delle note, l’atmosfera vellutata del teatro, a chiudere il viaggio infinito della musica, un percorso tra capolavori, sensazioni, emozioni che richiamano migliaia di giorni di storia musicale, dall’immaginaria volta stellata, alle profonde corrispondenze tra cuore e note.
Quando la musica si fa teatro, anzi quando il teatro si fa live, mescolando con maestria, passato e presente, con partiture dalle tinte intense di grande successo, che non temono lo scorrere nel tempo. Una memorabile interpretazione in un posto unico, da ascoltare in prima fila, apprezzando l’irresistibile crescendo della musica, dal grande capitale emotivo. Fare dell’ordinario una musica d’eccellenza, un live che seduce e di grande creatività. Il fascino della storia e la forza delle personalità, racchiuse in partiture, che raccontano con eleganza al mondo intero, la più intensa delle storie d’amore: quella per la musica.
Un’accoppiata da sogno per un DVD prezioso, che cattura in un live magico, l’incontro fra due maestri e grandi musicisti: Gianni Belleno alla batteria e voce, Maurizio Salvi all’hammond, tastiere e cori, con loro sul palco Claudio Cinquegrana alla chitarra e cori, Stefano Genti alle tastiere e voce, Paolo Zanetti al basso e Umberto Dada voce, con special guest Elisabetta Garetti al violino solista.



Siamo in presenza di una di quelle opere che hanno tutti i carismi per passare alla storia, il DVD raccoglie un lavoro “quarantennale” registrato “ieri” e racchiude le altissime virtù tecniche dell’ensemble al servizio dell’universo emotivo della musica. Il tempo sembra non essere passato, energia e passione non mancano. Un live godibile, attraversato dalla fluidità dell’invenzione melodica, dalla qualità dei disegni armonici che la sorreggono e da un ritmo muscolare. Un live fatto di dettagli, attimi e suggestioni, dove ogni nota, ogni partitura, racconta la stessa musica da una prospettiva diversa. La capacità di fondere con naturalezza la musica classica con il rock. Il live è stata l’occasione per rispolverare brani a lungo chiusi nel cassetto, ascoltati soltanto con il fruscio degli LP o dai CD.

Un live dove la musica non fa mancare le emozioni.

mercoledì 24 dicembre 2014

Operazioni nobili... Italian Dire Straits a Verona, di Gian Paolo Ferrari

8 dicembre 2014, MUSIC ART TEAM e il tunnel dell'amore che illumina e conquista la città di Giulietta e Romeo … ovvero il trionfo degli Italian Dire Straits a Verona, per una grande iniziativa di solidarietà.

La premessa...

Siamo agli inizi dell'estate, giornata piovosa (tanto per cambiare), mi trovo immerso nel traffico cittadino quando ricevo una telefonata da un caro amico, Marcello Bragantini, presidente della Onlus voci e volti: " Ciao Giampy, scusa se ti disturbo ma ho bisogno del tuo aiuto. Ho deciso, con il benestare del mio direttivo, di ripetere la bellissima esperienza dell’anno scorso al teatro Filarmonico. L’anno scorso (23 dicembre 2013) siamo riusciti a raccogliere circa ottomila euro, ti ricordi? Questa cifra è servita  poi ad ultimare una casa famiglia per i bimbi orfani ed abbandonati, ad Usa River in Tanzania. Quest’anno abbiamo in cantiere un nuovo progetto importante che si chiama: TANZANIA- Masiwa Kwa Melela Bustani – Latte a Melela Bustani. Tale intervento consiste nella realizzazione e l’avviamento di un azienda di allevamento di bovini destinata alla produzione di latte; ciò è studiato in collaborazione con la congregazione Immaculare Hearth of Mary Sisters di Morogoro.  Con questa iniziativa potremo creare una fonte di auto-sostentamento a favore di opere assistenziali che le suore mantengono nella zona, in particolare la casa per gli orfani del villaggio di Mgolole. Infatti, il latte prodotto sarà per lo più introdotto nel mercato con canali di vendita già stabiliti, divenendo fonte di rendita certa a favore di questi piccoli.  Inoltre l’azienda, opererà dando particolare risalto all’impiego di giovani, che qui potranno trovare un lavoro sicuro, e imparare come avviare e gestire autonomamente un azienda agricola o di allevamento. Tutto ciò andrà a  favorire il consumo di latte per le famiglie povere, mettendo a loro disposizione il prodotto a prezzi più accessibili di quelli attualmente proposti sul mercato. Tieni presente che con le tecniche avanzate che saranno utilizzate, si potrà garantire un prodotto sano e di qualità. In questo momento la nostra difficoltà consiste nel trovare un’artista, o un gruppo da presentare per questa importante serata. Tu che sei nel "giro" conosci qualcuno disposto a sposare questa iniziativa benefica? Ti lascio carta bianca, pensaci! Ti lascio qualche giorno per darmi una risposta definitiva…“.
Ovvio che la mia risposta sia stata affermativa, anche perché mi sento molto legato a questi ragazzi che a Verona stanno facendo cose straordinarie; pensate che Marcello, con i suoi volontari, pianifica ed organizza mediante la sua Onlus l’arrivo di bambini africani affetti da malattie cardiache. I nostri piccoli eroi vengono assistiti prima e dopo l’operazione chirurgica che viene effettuata da uno staff medico all’avanguardia, dell’ospedale di Borgo Trento di Verona. Dopo la necessaria convalescenza presso una famiglia affidataria, i bimbi ritornano in Tanzania, con la certezza di poter condurre una vita normale. La mia unica richiesta nei confronti di Marcello, è stata quella di volere sui manifesti bene impresso, il logo di Music Art Team. Ho avuto il piacere di conoscere personalmente Athos Enrile e Max Pacini, in occasione di un altro evento benefico che mi ha visto coinvolto. Ebbene, mi sono reso conto fin dal primo istante, di essere perfettamente in sintonia con l’anima e lo spirito di solidarietà che accomuna le nostre menti e i nostri cuori, sapendo entrambi, che la musica è un mezzo affascinante ed efficace, per raggiungere obbiettivi  benefici importanti. Ero già in possesso dell’idea giusta:  Italian Dire Straits! Già da molto tempo seguivo questa tribute band milanese, per me, la migliore in assoluto a riproporre il mitico sound del gruppo di Mark Knoplfer. Massimiliano Lisa e Alfredo Delmonaco mi avevano conquistato fin dal primo ascolto, perciò dopo qualche telefonata di circostanza l’evento musicale-benefico ha cominciato a prendere la sua forma, partendo naturalmente dai protagonisti: ONLUS VOCI E VOLTI, ITALIAN DIRE STRAITS e naturalmente  … MUSIC ART TEAM! Dopo la consueta e faticosa promozione, resa ancora più ardua dall’assoluta indifferenza della stampa locale (non voglio creare polemiche inutili, ma credo che si poteva fare molto di più ), eccoci qui nella splendida cornice del  prestigioso Teatro Filarmonico, biglietti venduti n. 750 per un incasso di  circa 8000 euro … quindi … OBBIETTIVO RAGGIUNTO!


I dettagli del concerto

Per questo appuntamento, Massimiliano e company hanno pensato bene di avvalersi delle riprese di una troupe di esperti tecnici locali. Da questo concerto sarà realizzato un cd live, ma soprattutto un DVD che resterà indubbiamente come fra le più importanti immagini live della storia del gruppo.

Ecco qui i protagonisti e la scaletta dello show:

Alfredo Delmonaco-lead guitar
Massimiliano Lisa-voice- rhythm guitar
Marco Casaletta-bass guitar and backing vocals
Alberto Vai-drums
Alessioi Corona-keyboards
Sonny Buyo-sax

La scaletta: Down to the waterline(1978), Walk of life (1985), Expresso love((1980), Six blade knife (1978), Lady writer(1979), News (1979), So far away (1985), Private investigations (1982), Where do you think youre  going (1979), Telegraph road (1982), Romeo and Juliet (1980), Tunnel of love (1980), The bug (1991), On every street (1991), Skateaway (1980), Your latest trick (1985), Heavy fuel (1991), Brothers in arms (1985), Money for nothing (1985), Sultan of swing (1978), Solid rock(1980), Portobello bell(1979



IL CONCERTO

Il progetto di questa tribute band (si legge sul loro sito ufficiale www.italiandirestraits.co.uk), è di suonare la musica di Mark Knopfler meglio di chiunque altro, in modo da essere secondi solo agli originali.  Miei cari amici, forse vi sembrerà un pò “troppo presuntuoso” come obbiettivo, ma la serata del Filarmonico non ha tradito  queste aspettative. Dopo una breve presentazione dell’evento benefico da parte della bellissima e brava Elisabetta Gallina, madrina della serata, coadiuvata dalla mia collaborazione tecnico-video, prende il via lo spettacolo. I ragazzi dietro le quinte sono pronti ad entrare in scena. Uno sguardo di intesa, una stretta di mano e si parte immediatamente con la fantastica Down to the waterline, tratta dal primo album dei Dire Straits. Alfredo Delmonaco incanta subito i presenti con i suoi virtuosismi alla chitarra, Massimiliano  Lisa con la sua voce molto particolare si amalgama perfettamente agli stilemi blues rock che hanno sempre contraddistinto il sound Dire Straits. Tra gli applausi parte immediatamente la giocosa Walk of life seguita a ruota da Expresso love e Six blade knife: il pubblico è già conquistato! Lady writer, News e So far away confermano la grande sintonia di questi ragazzi sul palco, Private investigations e Where do you think youre going  vengono premiate da un applauso infinito. Devo confessarvi che ho vissuto questo momento con un trasporto emozionale molto intenso, la gente in piedi non voleva più smettere di applaudire… e non eravamo ancora arrivati alla fine del concerto! Il capolavoro Telegraph road, con la sua considerevole durata, chiude la prima parte dello spettacolo, e anche qui il coinvolgimento tra la band e il pubblico diventa straordinario. Alfredo e Massimiliano ormai sono i padroni della situazione, qualsiasi loro movenza o gesto viene seguito con incantata attenzione dal pubblico presente. Mi sento frastornato, incrocio il viso di Marcello dietro le quinte, i suoi occhi ed il suo sorriso parlano da soli. La seconda parte del concerto riparte da Romeo and Juliet, un romantico omaggio in onore della nostra bella Verona, che in quanto a balconi ed innamorati non teme confronti con nessuno. Arriva al seguito il trascinante assolo di Tunnel of love, dal famoso album Making movies del 1980. Tutto di un fiato scorrono tra l’entusiasmo generale The bug, On every street, la trascinante Skateaway, Your latest trck, la simpatica e “rockeggiante” Heavy fuel per arrivare ad un momento molto toccante: Brothers in arms viene presentata da un emozionato Massimiliano, che dedica la canzone allo scomparso amico Alberto, membro della band scomparso nel 2012. Il pubblico partecipa colpito da questo bellissimo ricordo, ma la nostalgia dura poco perché Money for nothing rimette le cose a posto. Neppure l’inconveniente di un momentaneo  black-out elettrico, riesce a togliere energia a questo pezzo, che fa letteralmente esplodere la platea. Durante la breve sospensione, la brava ed esperta Elisabetta gestisce con esperienza questo inaspettato intermezzo intrattenendo il pubblico. Il buon Massimiliano coglie l’occasione per presentare i  rituali ringraziamenti.  Alla fine (con mia sorpresa), pronuncia queste parole: ” Se siamo a Verona questa sera, lo dobbiamo ad una persona in particolare che ci ha fermamente voluti qui. E’ solito lavorare nell’ombra e per questo lo vogliamo ringraziare, il suo nome è Gian Paolo Ferrari, a lui abbiamo voluto dedicare questo pezzo”. Bella soddisfazione personale … è la prima volta che qualcuno si ricorda di me. ( Peccato che in quel momento non ero presente, stavo discutendo con il responsabile elettricista del teatro, sic!). I sultani dello swing, Solid rock e la dolcissima Portobello bell chiudono definitivamente lo spettacolo. Un trionfo per gli Italian Dire Straits! Il pubblico rimane in piedi ad applaudire ininterrottamente i protagonisti della serata, Alfredo Delmonaco, veramente eccezionale nei suoi virtuosismi Knopfleriani, Massimiliano Lisa, vero front man del gruppo, dotato di una voce davvero “magnetica”, Marco Casaletta, impeccabile al basso e indispensabile come supporto vocale, Alberto Vai, davvero trascinante ed essenziale con la sua raffinata tecnica- dinamica alla batteria (veramente un drummer stratosferico), Alessio Corona, alle tastiere e al piano, davvero fondamentale nel  saper rappresentare al meglio le conosciute e caratteristiche atmosfere musicali  dei Dire Straits, intrise di  country, folk, jazz e rock,. Non ultimo il bravissimo Sonny Buyo, applauditissimo al sax.
Il dvd che sarà prodotto, sarà per tutti voi amici lettori, l’occasione per conoscere ancora meglio questa grande Tribute band, fidatevi … ne vale la pena. Vi lascio all’interessante intervista che il disponibilissimo Massimiliano ha voluto concedere a tutti i lettori di MAT2020.

Frammenti....


Dietro le quinte del famoso Teatro Filarmonico di Verona

Il concerto è terminato, i ragazzi stanno festeggiando questo successo strepitoso (e meritato ) che ha sancito per l’ennesima volta la qualità e la bravura di questa grande Tribute Band. Massimiliano Lisa portavoce del gruppo mi concede qualche minuto prima di iniziare le operazioni di smontaggio e carico degli strumenti (bisogna rientrare a Milano!). Massimiliano non ha l’aria di essere il classico milanese. Pacato, tranquillo, mai una parola fuori posto, molto attento ai particolari e soprattutto disponibile nei confronti di chi è meno fortunato. Si è subito interessato del progetto in Tanzania della Onlus Voci e Volti. In quei momenti il concerto è passato in secondo piano, la soddisfazione e la gratificazione di potersi esibire con il suo gruppo in questo prestigioso Teatro, sembrava quasi non lo riguardasse. Erano più importanti  le informazioni relative a quei bambini orfani, o  a quei terreni ,che se non coltivati verranno espropriati dallo Stato, per essere venduti successivamente alla solita multinazionale benefattrice … Ecco perché considero Max una persona vera, ecco perché credo valga la pena di farvelo conoscere un po’ meglio …

Caro Max, mi sembra che il pubblico veronese vi abbia accolto fin dalle prime note in una maniera a dir poco, fantastica! Che impressione ti ha fatto questo grande Teatro ( in conferenza stampa se ricordi, qualcuno ci ha voluto ricordare che …  anche un certo Mozart ha calcato questo palco … qualche anno fa).

Per noi è stato un concerto importante, che abbiamo preparato con impegno e concentrazione.   Ci è già capitato di suonare sullo stesso palco di grandi artisti, ma mai tra le stesse mura di una figura come Mozart.  Davvero un grande onore! Quando sali sul  palco è come fare l’amore per la prima volta con un nuovo partner.  C’è grande emozione e devi entrare in “sintonia”. Nel caso di questo concerto dopo Private Investigations e Where Do You Think ci sono stati tributati due dei più lunghi e calorosi applausi che abbiamo ricevuto. In quei momenti ho sentito che noi e il pubblico veronese eravamo davvero entrati in sintonia. Questo Teatro, questo pubblico e questa città saranno sicuramente tra i ricordi più belli e indelebili che avremo come gruppo e che porteremo con noi per tutta la vita.

Il progetto IDS nasce nel dicembre 2008, vuoi dare qualche informazione più dettagliata a tutti i MAT-lettori ? Quando hai iniziato a suonare? Perché la scelta è caduta sui DS? eravate un gruppo di amici o hai dovuto ricercare i tuoi compagni di viaggio, insomma  … raccontaci la storia, abbiamo tempo e voglia di ascoltarti.

Ho iniziato a suonare la chitarra a 12 anni e ho suonato in gruppi da poco dopo. Poi una lunghissima pausa in cui per decenni ho suonato da solo, finché un giorno ho deciso che volevo ricominciare a provare quelle sensazioni uniche che ti dà un’esibizione dal vivo.  E ho pensato ai miei grandi amori: Beatles, Pink Floyd e Dire Straits. Ho messo un annuncio per mettere in piedi un tributo ai Dire Straits. Era il dicembre del 2008 e ho fatto una prima prova con un batterista, un bassista e un chitarrista solista che non conoscevo. Ho capito che poteva funzionare, ma il solista non era ancora quello giusto. Così a febbraio del 2009 è entrato nel gruppo Alfredo (grazie a un annuncio su Mercatino Musicale) e da lì a poco abbiamo cominciato a suonare dal vivo (primo concerto: 29 marzo 2009), riscuotendo subito consensi. La band ha poi subito i giusti mutamenti e di quel primo nucleo è rimasto solo Alfredo.  Nel tempo si sono avvicendati diversi batteristi, per poi approdare ad Alberto (che era in classe con me alle Medie), che aggiunge davvero qualcosa di particolare dal momento che la sua batteria ha delle sfumature prese da altri grandi artisti come Phil Collins e Manu Katché. Alcuni tastieristi per poi arrivare a Gianluca, Giovanni e infine ad Alessio, che oltre a essere molto capace è un perfezionista che non smette mai di innovare e migliorare tutti i suoi suoni. Da Gabriele siamo passati a Marco al basso, che è una delle colonne di questo gruppo, non solo perché ha un grande orecchio musicale ed ha molto gusto, ma anche perché nei momenti “turobolenti” tra noi, con la sua saggezza e diplomazia riesce ad appianare i dissapori. E come sassofonisti diversi, tra i quali devo ricordare Gianni, Terence (che suona ancora con noi in occasioni particolari, si è trasferito in Puglia) e di recente Sonny che ci sta dando grandi soddisfazioni, oltre a essere anche un bravo corista. Quindi no il progetto è nato nella mia testa e senza alcun amico accanto. A parte Alberto, che però si è unito solo a progetto avviato (così come Giovanni), tutte le altre sono conoscenze nate col progetto e per il progetto. Tante band dicono che si fa fatica a suonare… Per noi non è stato così. Le cose hanno cominciato a girare bene da subito e addirittura già nel maggio del 2010, a solo un anno dal nostro primo live, abbiamo suonato al Blue Note, che a Milano è considerato un tempio della musica, facendo addirittura sold out. Ci suonano mostri sacri della musica internazionale (e quasi nessun tributo). Sicuramente oltre la parte artistica di livello, dal momento che ogni membro della band suona davvero bene, abbiamo anche una parte manageriale di gestione della band, che è frutto di altre mie esperienze professionali, che ci aiuta a far funzionare al meglio la “macchina IDS”.

Un progetto denominato Ds, non può prescindere dall’inconfondibile stile chitarristico di Mark Knopfler, o meglio dalla sua tecnica che non prevede l’uso del plettro (più comunemente chiamata fingerpicking), per questo motivo vorrei che tu mi parlassi di Alfredo Delmonaco, la metà Knopfleriana del gruppo, dal momento che tu sei il cantante solista, visto il tuo timbro di voce molto particolare.

La chitarra di Mark va suonata al top, e per questo non ho pensato nemmeno per un momento di farlo io direttamente, e mi va benissimo il ruolo di chitarra ritmica e voce … La cosa divertente è che Alfredo, dopo un primo contatto, voleva rinunciare alla prova per entrare nel gruppo … non se la sentiva di imparare a suonare ad alto livello senza il plettro. L’ho convinto. Abbiamo fatto la prova. A lui è piaciuta e a quel punto è stato lui a dire: entro nel gruppo! E da allora ha dimostrato tutte le sue doti, avvicinandosi ogni giorno di più al Maestro Knopfler. Oltretutto lo spazio lasciato all’improvvisazione è davvero poco, e replicare tutte le note di Mark è un’impresa titanica, che Alfredo ha svolto e svolge in maniera davvero incredibile … Non conosco direttamente nessun chitarrista che suoni Mark meglio di lui. Per quel che riguarda la mia voce si avvicina, ma chiaramente è la mia e non quella di Mark.  Però devo dire che c’è chi mi ha detto di preferire la mia all’originale (soprattutto tra il pubblico femminile: “la tua voce mi arriva nell’anima”, ha affermato qualcuna …)… chiaramente ci sono poi sempre i puristi che pensano il contrario.

Qualche “purista tuttologo” afferma che non siete perfetti. Nel senso che un vero tributo ai DS, dovrebbe prevedere un unico cantante e chitarrista, come i DS avevano in origine. ( nonostante questo, vorrei ricordare che questo  non sembra  sia un grande problema per voi, viste le numerose richieste live  in Italia e Europa) vuoi rispondere Max a questo dettaglio.

Per me la grande musica è come i grandi classici. Se vado alla Scala (o al Filarmonico) non trovo Wagner o Beethoven a dirigere l’orchestra.  Ma c’è la loro musica. E la musica va eseguita nel migliore dei modi.  E se per farlo al meglio chitarra solista e voce vanno fatte da due persone diverse, non è un problema. Però non amo parlare di noi in prima persona. Direi che lascio parlare chi ci ha visti. Per noi è stato un grande banco di prova suonare in giro per Inghilterra, Irlanda … e persino in Scozia a pochi passi da Mark. In un certo senso, soprattutto per me che sono il cantante, era un’incognita, anche per la pronuncia … Be’ abbiamo raccolto consensi anche lì. Un inglese mi ha persino detto che un pizzico del mio accento italiano secondo lui rendeva le grandi canzoni di Mark ancora più belle … Sul fronte degli “originali” sono orgoglioso di aver ricevuto i complimenti scritti a un nostro video di Private Investigations, firmati da John Illsley. Noi cerchiamo di suonare la musica dei DS al meglio e di dare delle emozioni. E secondo me si possono dare più emozioni essendo se stessi piuttosto che cercando di assomigliare all’originale. C’è chi lo fa anche fisicamente … Be’ non è la strada che seguiamo noi.

A proposito di attività  e concerti live, essendo tutti  voi(credo) musicisti non professionisti, ed avendo un calendario molto ricco , che parte da gennaio a dicembre, come riuscite a gestire i vostri impegni musicali con tutto il resto … famiglia, lavoro ecc…

Mettendo spesso la musica prima di tutto e di tutti, il che crea dei problemi negli altri rapporti che hai citato. Ma non ci importa. Le emozioni che ho provato sui palchi coi miei compagni di viaggio … sono tra i momenti più belli della mia vita e vale la pena di fare rinunce in altri campi. E quando un membro della band non mette il progetto davanti a tutto, cerchiamo un sostituto, che spesso prende il suo posto. E’ il caso di Gianluca alle tastiere, al cui posto è arrivato in via definitiva Alessio. Peraltro portando una ventata di gioventù (è il più giovane tra noi) ed entusiasmo che ci ha fatto davvero bene.

Vi ho osservato molto questa sera prima del concerto, praticamente siamo arrivati insieme  al teatro Filarmonico. La prima sensazione è stata quella di un gruppo di amici “veri” che remano tutti nella stessa direzione, e in un gruppo di lavoro questo è molto importante se si vogliono raggiungere degli obbiettivi, specialmente nel caso di una Tribute band, dove i sacrifici e qualche rinuncia sono all’ordine del giorno. E’ stata una mia impressione sbagliata o siete veramente così uniti.

Sì quando siamo assieme siamo davvero uniti. Scherziamo molto. A volte ci raccontiamo i segreti più intimi che mai abbiamo detto ad altra anima viva. C’è grande complicità. Però quel che ci tiene uniti è la musica, perché in realtà, tra noi, siamo tutti diversissimi, e in tutta sincerità tanto siamo uniti sul palco e quando siamo in tour, quanto tutto svanirebbe se il gruppo non ci fosse più. Ma non succederà mai. Solo un pazzo rinuncerebbe a serate come quella del Filarmonico.

Sulle vostre info parlate di un unico e ambizioso obiettivo: suonare la musica di Mark Knopfler meglio di chiunque altro. A questo proposito ti voglio chiedere che rapporto hai con le altre tribute (ammesso che tu le segua), ce n’è qualcuna che ti ha colpito in modo particolare.

Sono stato colpito dagli Australian Pink Floyd e ho fondato gli Italian Dire Straits proprio sulla base del loro progetto … Sul fronte Dire Straits un plauso a Terence Reis che suona con gli ex compagni di viaggio di Mark, ovvero gli Straits. E’ davvero bravo. Devo però dirvi che un signore inglese che è venuto a un nostro concerto in Scozia, ci ha poi mandato un messaggio che diceva che lui ha visto dal vivo i Dire Straits, gli Straits e gli Italian Dire Straits e che non c’era nessuna differenza tra queste tre band … grandissime emozioni con tutte e tre!!!!!  Esagera? Sicuramente è stato molto bello leggerlo.

Il gruppo degli IDS suona in tutta Italia, Europa nell’ambito di festival, Teatri e location open air. A proposito di queste location, ho visto qualche video riguardante un vostro grande concerto tenutosi alle Isole Azzorre, se non sbaglio nel mese di agosto, davanti a più di 10.000 persone!! Raccontaci questo evento straordinario.

Quando ero su quel palco ho pensato:  “sono così felice che dopo questo posso anche morire! “. E’ stata una esperienza unica e meravigliosa.  Abbiamo avuto un pubblico infinito e urlante, come mai da nessun’altra parte. Sui primi accordi di Walk of Life gridavano come a un concerto dei Beatles.  E via così per tutto il concerto.  Quando il pubblico è così in delirio, ti fa sentire davvero bene. Un vero e proprio orgasmo … durato due ore e mezza! Ho reso l’idea? Anzi no, scusa … meglio di un orgasmo!

Vista la dimensione “europea” del gruppo, che differenza hai trovato da un punto di vista professionale-organizzativo, nel “suonare”  in Italia, rispetto a Belgio, Germania, Olanda, Scozia … Inghilterra, esiste qualche differenza?

In realtà no. Ci sono cialtroni e professionisti fantastici tanto in Italia quando in tutti gli altri paesi dove abbiamo suonato. Sfatiamo il mito che l’Italia sia sempre un fanalino di coda. Non è vero.

Che la vostra dimensione sia importante lo si deduce dalla vostra scaletta. Anche questa sera in pratica avete abbracciato con classe e gusto, quasi tutta la produzione discografica degli Straits, Che parte dal primo album omonimo del 1978 alle produzioni più recenti del 1991( On every street) Il pubblico di solito che cosa ama ascoltare dei DS, ha qualche preferenza particolare che voi sul palco avete potuto notare?

La cosa bella è che nessun concerto è uguale. Lo stesso brano può avere risposta diversa a seconda della location, del pubblico e della nostra interpretazione, che non è sempre la medesima. La forza della scaletta è che ci sono molte sonorità diverse, che secondo me non annoiano mai. Certamente ci sono dei grandi classici che dobbiamo fare per forza: Romeo and Juliet, Tunnel of Love, Sultans of Swing e Telegraph Road raccolgono sempre grandi consensi. Ma a dimostrazione di quel che dico, proprio al Filarmonico Private Investigations o Where do You Think You Are Going hanno raccolto più applausi di Romeo and Juliet.

Questa è una domanda che faccio spesso: molti definiscono le tribute band un vero mercimonio della musica. Suonare musica  già scritta non ha nulla di artistico. Tu che cosa mi puoi rispondere in merito.

L’ho già detto anche prima: allora vuol dire che devono chiudere tutti i teatri sinfonici del mondo e smettere di suonare la musica dei grandi del passato.  Solo Wagner, Beethoven, Mozart … potevano suonare la loro musica, giusto? Ma per favore. Diciamo che sono due cose diverse. Si celebra l’arte anche interpretando musica scritta da altri.  E nel nostro caso è anche l’unico modo per sentirla dal vivo, dal momento che Mark non suona più la maggior parte dei brani di quell’epoca. Detto questo, una cosa è l’esecuzione, un’altra è la composizione.  A Mark che ha scritto i brani vanno tutti i meriti. Noi restiamo solo degli esecutori, e la magia di ascoltare dal vivo chi ha anche composto i brani, è unica. Però, come nel caso di Mark, lui la maggior parte dei brani dei DS non li suona più o li suona in modo diverso (per esempio, in Telegraph Road ha eliminato diversi assoli) . Ed ecco il senso del tributo.

Progetti futuri Max, ( a parte il dvd del concerto di questa sera che sarà disponibile quando?) … avete qualche sogno nascosto rinchiuso nel cassetto?

Sì stiamo preparando il DVD e il CD del concerto del Filarmonico che usciranno, diciamo… entro giugno 2015 per essere tranquilli. Ma qualche anticipazione la pubblicheremo prestissimo su YouTube. Il mio sogno era quello di fare anche nostra musica originale. Ma ho fallito nel tentativo di convincere Alfredo e gli altri. Così sto portando avanti un mio progetto solista come Max Lisa e il prossimo anno, dopo un EP e qualche singolo, uscirà finalmente anche un mio album. In ogni caso, con gli Italian Dire Straits suonerò per sempre!

Come avrai potuto notare non ti ho chiesto quale canzone preferisci dei DS, o quale album ritieni sia il migliore. Ho preferito mettere in risalto il vostro aspetto umano, perché avete contribuito con la vostra presenza al raggiungimento di un grande obbiettivo benefico. Il Teatro Filarmonico ha certificato questo. Quindi grazie Max a te e a tutti i tuoi meravigliosi compagni : Alfredo, Marco, Alessio, Alberto e Sonny. Prima di lasciarti andare mi sembra doveroso parlare della dedica molto toccante  che tu hai fatto prima dell’esecuzione di Brothers in Arms. Vuoi dare il giusto spazio a questa persona che credo sia stata molto importante per tutti voi …

Ho iniziato a suonare la chitarra assieme ad Alberto alla batteria quando avevo 13 anni. A 15 suonavo nei Dark Crystal, nei quali oltre ad Alberto c’era Giovanni Crocè… L’ho perso di vista per tanti anni  per poi riaverlo accanto a me negli iTALIAN dIRE sTRAITS. Era un bravo musicista e una bella persona.  Non era molto “rock” (come look) e io lo prendevo in giro chiamandolo “Don Mario”. Il 27 febbraio del 2012, una emorragia cerebrale ce lo ha portato via in un istante. Lui rimarrà per sempre un membro di questa band e in qualche modo è sul palco con noi a ogni concerto che facciamo. Amo ricordarlo felice e sorridente il 27 novembre del 2011, sul palco del Blue Note di Milano, che per un musicista è un traguardo importante.

Ti ringrazio Max per la tua cortese disponibilità, e mi auguro di rivederti presto  … sul territorio “veronese” … La vita è strana … avresti mai pensato di essere chiamato, fotografato, seguito, intervistato da un tassista veronese?

Assolutamente no! Soprattutto per uno che coi tassisti milanesi ha un rapporto non proprio d’amore.  Però da oggi visto che ci hai “scoperti” e portati tu al Filarmonico … amo te e … tutti i tassisti. Anche quelli di Milano! Dopo gli 800 meravigliosi spettatori del Filarmonico, col pubblico veronese si è creata una complicità che rinnoveremo sicuramente presto e periodicamente. Te l’ho detto, è come fare l’amore … e crea … dipendenza! Colgo l’occasione per porgere un sincero e caloroso saluto a tutti i lettori di MAT, un abbraccio musicale a tutti voi dagli Italian Dire Straits!


P.S. Mentre stavo scrivendo, ho ricevuto una triste notizia dall’amico Marcello Bragantini, che ha gettato nello sconforto tutti i giovani volontari di questa grande Onlus veronese. Fabiana (due anni), una piccola bambina proveniente dalla Tanzania che era stata assistita e operata al cuore nell’ospedale di Borgo TN, è volata in cielo. Dopo il suo rientro a casa, (contraendo probabilmente un virus influenzale) è stata  colpita da una terribile bronco polmonite che ha stroncato definitivamente il suo piccolo e già provato cuoricino. “Non tutti i bambini che curiamo ce la possono fare, alle volte qualche tragico imprevisto può vanificare tutti i nostri sforzi ed il nostro impegno. Comunque … noi di Voci e Volti ce la mettiamo tutta e continueremo su questa strada. La Regione ci ha appena dato il benestare per un nuovo finanziamento ,che potrà dare una speranza di vita ad altri due piccoli bimbi che arriveranno a Verona in tempi brevi ”. Ecco perché amici lettori vorrei dedicare questo articolo alla memoria del piccolo angioletto di nome Fabiana, e a tutti gli stupendi ragazzi di Voci e Volti, ma soprattutto a tutti i volontari sparsi in giro nel mondo.
                                                                                              

 ONLUS VOCI E VOLTI www.vocievolti.it


martedì 23 dicembre 2014

GIANMARIA SIMON - L'ennesimo Malecon, di Claudio Ramponi



GIANMARIA SIMON
L'ennesimo Malecon
di Claudio Ramponi

Innanzi tutto vorrei ringraziare Athos Enrile per avermi dato la possibilità di ascoltare (e recensire) in anteprima questo album, che magari per altre vie non sarei riuscito a scovare facilmente.
Un album che si può ben definire multietnico, dove l'artista riversa in musica le esperienze vissute e maturate nel suo peregrinare attraverso l'Europa, soprattutto Francia e Germania, ma che si arricchisce anche di sapori balcanici, tzigani ed ispani.
Si comincia con "Marizibill", rivisitazione di una poesia di Guillaume Apollinaire messa in musica ed interpretata da Leo Ferré (solo dal vivo, mai registrata in studio), qui riproposta da Gianmaria con un arrangiamento in stile Django Reinhardt, in cui dimostra un'ottima padronanza della lingua di Molière (e di Apollinaire, bien sure).
Seguono nove brani scritti di proprio pugno:
"Ussaro", la cui introduzione riporta subito alle festose ed incalzanti atmosfere di Goran Bregović in cui predominano fisarmonica ed ottoni, con un testo che passa fluidamente dall'italiano al francese e viceversa.
"Calò" un valzer introdotto da un clarinetto e una fisarmonica che evocano immagini in b/n di fumose balere e antiche sagre paesane dove vecchie giostre coi cavalli di legno girano pigramente all'imbrunire; poi a metà del brano cambia repentinamente il ritmo sfociando in una specie di polka-ska introdotta da un violino tzigano. Anche qui si passa fluidamente dall'italiano allo spagnolo in una sorta di esperanto da giostrai girovaghi.
"Lo mismo de ti", uno swing-rock alla Fred Buscaglione (Il mio amico c'ha la tosse, forse saranno le MS) anche questo cantato metà in italiano e metà in spagnolo, con un pregevole assolo di sax tenore deliziosamente vintage.
"L'ennesimo Malecon", una bachata che sembra uscita dalla penna di Paolo Conte o dalle tavole di Hugo Pratt, una storia di vite sciupate tra locali malfamati e bische fumose, di notti affogate in pessimi liquori dal nome esotico e giorni che nascono gelidi e piovosi con in bocca il sapore del vino nero ed amaro, di anime perdute che cercano di riscattare i propri sbagli e cancellare i cattivi ricordi nel calore effimero di un rapporto occasionale e senza futuro... Ay, suerte maldida!
"Romalen", una rumba gitana per dipingere una quadro naïf sulla vita di una comunità di nomadi.
"Prima che venga giorno", malinconica beguine con uno scarno arrangiamento di chitarra, pianoforte e violino, la fine di una passione, l'abbandono di un abbandonato che si abbandona all'oblio affogando i ricordi nella terapia del mosto, nel "lieve soccorso d'ogni piccolo sorso... e vado prima che venga giorno, stavolta più non torno da te".
"La Mante Amante", ancora atmosfere balcaniche in lingua francese, fisarmonica, ottoni, chitarra e sax soprano in evidenza.
"Il baro", un brano che sembra estratto dal repertorio di Fred Buscaglione, introdotto dal siparietto di una partita di poker recitato in slang americano, improbabili personaggi come il Gobbo(?), Ronnie "il grasso", l'Allibratore, Tony Barracuda, il Capo e lui, il Baro, cui "basta un'occhiata soltanto per capire come tira il vento".
In "Lo chiamerei Goliardo" torna l'atmosfera balcanica, inframezzata ed alternata con una ballata che ne spezza (spiazzando un po' l'ascoltatore) il ritmo incalzante.
È il primo singolo estratto dall'album, un brano che parla di anarchia e libertà, con una visione disincantata e distaccata della vita, restando importanza ai valori che l'educazione borghese e perbenista ci ha inculcato, riducendone il succo ad un essenziale "carpe diem".
Il brano che chiude l'album è una cover di Leonard Cohen, "Dance me to the end of love", intensa interpretazione su di una scarna ma struggente base di chitarra e violoncello.
In sintesi un album interessante ed un artista da tenere d'occhio.

Certamente l'approccio, soprattutto per chi è abituato alle super produzioni che da troppo tempo ci propina la musica pop, può risultare difficile, ma è un album sincero ed onesto, non privo di difetti (qualche introduzione è troppo lunga, qualche situazione può risultare ripetitiva, la voce secca ed un po' ingolata va a discapito dell'immediata intellegibilità dei testi) ma chissenefrega... Lasciatevi conquistare dalle inconsuete atmosfere che questo artista ha saputo creare, dentro le quali c'è tutto un mondo da scoprire.


Cenni biografici / Gianmaria Simon nasce nel 1976 a Sarzana (La spezia) ma da tempo è residente a Massa. Cresce sotto l'egida delle petrose e anarchiche alpi Apuane dove, a seguito di studi poco brillanti, si dedica a coltivare passioni tutt'altro che redditizie come la musica e la poesia. Impara a suonare la chitarra e compone le prime canzoni che mette a sedimentare in un cassetto. A diciotto anni indossa una salopette, suona blues del delta e dice di voler sposare una nera del Mississipi. In seguito viaggia in Germania e in Francia suonando per strada musica di Dylan e di Neil Young.  Una notte guardando The House di Šarūnas Bartas ascolta la più triste delle melodie suonata da una fisarmonica e decide di imparare la fisarmonica. Continua a scrivere versi seduto sopra un albero. Suona musica d'autore coi Bandido Maria, musica tradizionale coi Mus, gipsy rock con Mira Leon, combat folk coi Visibì, studia Bach al conservatorio. Dà quindi vita ai Trajet Karavani e le canzoni sopravvissute agli anni vedono finalmente la luce. Il progetto muta e si evolve e prende forma il primo album solista dal titolo “L'ennesimo Malecon”.