Racconti
sottoBanco
Maggio 1978 esce "...di terra"
Veniva distribuito nel maggio 1978 "... di terra".
Album registrato negli studi Trafalgar, dopo faticose sedute, con l'Orchestra dell'Unione musicisti di Roma, diretta da Vittorio Nocenzi.
Scelta coraggiosa e azzardata, un disco solo strumentale, privando la musica della voce di Francesco Di Giacomo.
Sulla copertina campeggia un grosso pomodoro, con anelli e scia stellare, come fosse un pianeta. L'idea originale fu di Rodolfo Maltese - poi rifinita nello studio grafico di Mario Convertino -, a rappresentare il disco come "un prodotto della terra"!
Il disco fu un vero e proprio spartiacque che spiazzò i fan del Banco, per molti un flop, per altri un capolavoro, avanti con i tempi, quello che anni dopo chiamarono "New Age".
Album non facile da "digerire" - ammetto di avere fatto fatica ad ascoltarlo - ed è rimasto parcheggiato negli scaffali per molto tempo prima di averne potuto apprezzare le infinite sfumature, come merita.
Amo
molto "Terramadre", con la tromba di Rodolfo e i tocchi di tastiere
dei fratelli Nocenzi. "Ne più di un albero, non meno di una stella",
introdotta dal piano di Gianni Nocenzi, e le divagazioni jazzistiche, con
l'inserimento del sax contralto, del "compianto" Alan King.
Un album pieno di sfumature, di cambi di tempi musicali, quasi ad esprimere le ansie e i dolori dell'essere umano.
Fu l'ultimo lavoro di Renato D'Angelo come bassista, che lascerà il gruppo poco dopo.
L'album avvolto nel mistero (non c'erano le fonti di informazioni veloci come oggi), fu presentato dal vivo in anteprima a Villa Ada a Roma, in una strana giornata iniziata con un caldo asfissiante, tramutatasi poi in un violento temporale, quasi ad anticipare i temi dell'album!
Il pubblico resistette un'ora in silenzio, poi partì qualche fischio, che si placò quando salì sul palco Francesco di Giacomo e il gruppo propose i suoi "cavalli di battaglia".
Album che ricevette consensi positivi dalla critica e dimostrò ancora una volta la grande capacità compositiva di Vittorio e Gianni Nocenzi, autori delle musiche… da rivalutare.
Wazza
(da Moving Records and Comics)
Facciamo
una piccola digressione alla "regola dell'anniversario tondo"
spostandola dall'uscita effettiva dell'album (maggio 1978), all'evento che mi
ha portato a scoprirlo (anche se allora ancora non lo sapevo) avvenuto nel
maggio del 1990; era un sabato ed ero andato a trovare i miei amici d'infanzia,
quelli con cui ero cresciuto fino ai 14 anni, prima di trasferirmi in città.
Persi ormai dalla vista della quotidianità, ogni tanto mi mettevo sull'autobus
e andavo a salutarli, gli ultimi epitaffi di un inevitabile percorso di
crescita. Verso le 22 ero alla fermata in attesa dell'ultimo autobus (e qui
onestamente non ricordo se fosse la circolare nera o il 14 sbarrato) che mi
avrebbe riportato a casa, a un certo punto si avvicina con lo stesso
intendimento una signorina "abbastanza carina" (leggasi una gran
bella gnocca!), e nel silenzio tombale che ha sempre contraddistinto il mio
approccio all'altro sesso, abbiamo condiviso l'attesa... Ad un certo punto sfreccia
un auto e un urlo si levò da essa: "Uwe cumbà t'piac u'pumm'dor???"
(a dopo la traduzione dal tarantino anche se onestamente questa è abbastanza
intuibile), e in una frazione di secondo il mio sguardo e la mia vista,
illuminata dai lampioni della strada, si è via via progressivamente oscurata,
fino a farsi buia del tutto e a corpo assolutamente immobile ho avuto un
rinculo della testa di circa 15cm e ai miei piedi lui " Banco... di
Terra", ma non il disco ovviamente, bensì il pomodoro che è in copertina!
...era lui! esattamente così! Un piccolo planetoide scagliato da un’auto a 80 km
all'ora al grido di "Ehi compare ti piace il pomodoro?" (la
traduzione di cui sopra) mi aveva esattamente centrato in fronte, con l'assurdo
(e la fortuna aggiungo) di essere rimasto completamente intatto, e mi chiedo
ancora oggi a distanza di 30 anni 1) per quale legge della fisica sia rimasto
intatto e 2) come cazzo hanno fatto a centrarmi così in pieno perfettamente
porcaccia! Ragazzi vi posso assicurare che mi ha fatto male, ovviamente ho
dovuto minimizzare al momento, per la presenza della ragazza, per fare il
"duro", ma la realtà? Trauma cranico per 3 giorni!!! Ma la cosa ancor
più bella è stata l'assoluta consapevolezza di quel secondo, soprattutto il
progressivo oscurarsi della vista per l'arrivo del "planetoide" da
prima piccolo puntino nero e via via sempre più grande e buio... Che
meraviglia! Quando circa 3 anni dopo vidi per la prima volta in radio la
copertina di "...di Terra" il cerchio si chiuse definitivamente, e
con l'esclamazione "Nooo non ci posso credere è lo stesso!
(pomodoro)" mi sono affrettato ad ascoltarlo... e a mio parere dopo la
"santa trinità" dei primi 3 album, viene questo! Un capolavoro, dove
si fondono alla perfezione classica/jazz/prog, esperimenti miseramente falliti
da nomi ben più altisonanti (non me ne vogliano gli amanti di Rick Wakeman
giusto per citarne uno). Di Terra, è da sempre considerato un lavoro minore,
perchè ovviamente manca la presenza vocale di Di Giacomo (che non è poco), che qui
si limita a fornire i titoli dei brani, che messi uno di seguito all'altro
formano una poesia, ma in questo contesto non se ne sente assolutamente la
mancanza. Si parte con la "ravelliana" Nel cielo e nelle altre cose
mute, che sfocia in quel capolavoro dark/prog/jazz (si senta la tromba quasi
davisiana di Maltese) di Terramadre, scritta da Gianni Nocenzi, che per la
prima volta firma come autore insieme a Vittorio praticamente tutto l'album,
bellissima e inquietante anche "Non senza dolore" sorretta dalle
linee soliste di sax di Alan King (ospite) con corale crescendo, che sfocia in
una coda in duetto per synth e sitar su tappeto atmosferico di gobliniana
memoria, spettacolare! E si passa poi alla fusione di tutti gli elementi
singoli messi in campo nei primi 3 brani nei 9 minuti di "Io Vivo"
tutto perfetto! E si riparte in lato B con gli 8 minuti di "Ne più di un
albero non meno di una stella", il brano per certi versi più "Banco
prima ora oriented", evidenti sono i rimandi alle atmosfere "classic
prog" dei primi lavori, ma se a questo punto si pensa di esser tornati a
territori più consueti, ci si sbaglia di grosso perchè gli ultimi 2 brani sono
di una magnificenza unica! "Nei suoni e nei silenzi" con il suo
battito cardiaco prepara e alza la tensione per il potentissimo finale
crescente della title track che si chiude con le note romantiche del piano solo
di Gianni Nocenzi... da brividi! E insomma definire minore un lavoro del
genere, uscito tra l'altro in pienissimo fermento punk, ci vuole un bel coraggio...
Ah se qualcuno mai se lo stesse chiedendo, la ragazza che era con me alla
fermata penso che stia ancora ridendo come una matta! Quella sera di 30 anni fa
ho sperato che almeno per una volta la fortuna mi guardasse un po' e non le
facesse prendere il mio stesso autobus... ma secondo voi chi ci vede meglio la
sfortuna o la sfiga?
Inciso come Banco / Orchestrazioni di Antonio Scarlato, Gianni Nocenzi, Vittorio Nocenzi / Busta interna con crediti e fotografia del gruppo (vedi link "Altre immagini" / Copertina di Mario Convertino / Registrato e mixato da Gaetano Ria presso i Trafalgar Studios di Roma, Marzo-Aprile 1978 / Tutti i brani sono strumentali; Francesco Di Giacomo, voce solista del gruppo, firma i titoli dei brani (che posti in sequenza costituiscono un unico testo poetico), ma non vi partecipa / Produzione esecutiva: David Zard / Etichetta personalizzata / Distribuito da Dischi Ricordi - Milano.
Formazione: Pierluigi Calderoni - batteria, percussioni; Renato D'Angelo - basso; Francesco Di Giacomo - voce; Rodolfo Maltese - chitarre, tromba; Gianni Nocenzi - pianoforte; Vittorio Nocenzi - tastiere.
· Alan King sax contralto
· Alan King flauto
· Vittorio Nocenzi direzione orchestra
· Unione dei Musicisti di Roma tutti gli strumenti d'orchestra
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