BLUE DAWN-"Reflections From An Unseen World"
Gli ottimi Blue Dawn di Genova arrivano
al loro quarto album dal titolo “Reflections from an Unseen World”, a quattro anni
da quel “Edge of Chaos” che avevo recensito come il loro (fino al 2019) miglior
lavoro (andatevi a leggere MAT2020 e potrete trovare anche l’intervista che gli
feci).
Pubblicati il 31 marzo dalla sempre gloriosa Black
Widow Records, i nostri vedono l’innesto di Davide Bruzzi,
tastierista e chitarrista, già ne Il Segno del Comando, ad affiancare Monica
Santo – voce, Enrico Lanciaprima - basso e voce, Andrea
"Marty" Martino – chitarre, Andrea Di Martino – batteria.
Bruzzi dona di fatto nuovi colori alla tavolozza dei Blue Dawn, rei di aver dipinto questo nuovo disco con piglio maggiormente sicuro ed elevando i propri intenti verso un suono che partendo dal doom viaggia verso lidi maggiormente prog. Certo l’elemento centrale della faccenda lo possiamo identificare nel dark-prog, ma sarebbe alquanto riduttivo: si cresce e si è qui per migliorare, e i Blue Dawn stanno riuscendo nella loro impresa.
Si parte con “Hostage of Grudge”, in
cui l’apporto di Bruzzi si sente fin da subito: arpeggi di pianoforte a lasciar
campo libero a una deflagrante bordata di deciso impatto. Le voci si mescolano,
ancor meglio si fondono per un risultato straniante e di sicura presa.
Preferibile quella di Monica Santo, dotata di maggiore grazia, sebbene Enrico
Lanciaprima si prodighi e si impegni con carica interpretativa di non facile
soluzione. Quand’ecco di nuovo il pianoforte a donare sinistri presagi al
pezzo. “Praise of Folly”, doom che più doom non si può, vede
protagonista Monica a condurci in meandri oscuri e misteriosi, dove la luce
arriva fioca. La sezione ritmica martella, pur mantenendosi in linee melodiche
entro i canoni del genere. Le chitarre acuiscono quel senso di sinistro
sentore, fanno il loro dovere accrescendone il pathos. “Damage Done”,
traccia vorticosa e mefistofelica, ha ritmo da vendere, col prego di procedere
con pauroso impeto. Qui le chitarre si prendono la scena e si rendono
protagoniste di passaggi che catturano, conquistano, invadono. Che botta. “From
Hell”: basterebbe il solo titolo ad identificarne l’ambito. E invece no: va
ascoltata, va vissuta, tant’è bollente. Rende discepoli, trasforma gli
ascoltatori in adepti di una non-religione musicale libera da schemi, oltre i
generi (come detto sopra). Si apprezzi sempre di più l’esoterica vocalità di
Monica. La seconda parte è più soffusa, riflessiva volendo, una pausa che la
separa dalla terza e conclusiva parte, dove l’armonia prende il sopravvento con
suoni di iniziatico riscontro. “A Blue Monster In My Heart” è
un’esplosione di rimandi progressivi e, pur nella sua asprezza, ci ricorda di
quanto il gruppo si sia sviluppato nel corso del tempo, andando a pescare nella
propria emotività alla ricerca di situazioni interiori ora donate all’arte. Un
trionfo di stile e passione. Senz’altro Bruzzi ha dato una grande mano in tal
senso, e si sente distintamente. “Who Are You”, riuscita cover del brano
dei Black Sabbath dal loro capolavoro “Sabbath Bloody Sabbath”, è lodevole,
siccome i Blue Dawn cercano di metterci del loro, con coraggio, sapendo di
volersi misurare con un monolite. Applauso, ma devo ammettere che preferisco i loro
componimenti. “Shades” riprende la strada del loro stile, sebbene con un
calo di tono che probabilmente vuole stemperare un poco le mazzate precedenti. Episodio
minore, secondo chi scrive. “Sea Of Glass” torna sui livelli precedenti,
offrendo altre sfumature della personalità del gruppo. Dritta e sparata, si
pregia di una notevole idea di chitarre effettate, pur con la voce femminile
sempre in primo piano. Tempi e controtempi a rincorrersi: è un grande pezzo,
insomma. C’è spazio pure per la sinistra dolcezza dell’ultima parte, che va a
bilanciarne l’entusiasmo. “Colorful”, ultima track, sorprende per la
scelta di inserire un “very beautiful sax”, andando a consacrare l’espansione
dei nostri verso territori più ampi e fantasiosi. Il titolo gli dà ragione, in
fondo. Certo, l’incedere è sempre da signori del doom, ma ora e qui hanno
abbattuto i limiti del genere. Ed è un bene, o meglio, un ulteriore passo
avanti, una vittoria.
Con ospiti di rilievo quali il genio Mercy e
James M. Jason, questo è il disco della maturità dei Blue Dawn, che li porta
sul podio nazionale dei migliori rappresentati della loro categoria. Avanti
così.
Tracklist:
1. Hostage of Grudge
2. Praise of Folly
3. Damage Done
4. From Hell
5. A Blue Monster in my Heart
6. Who are you
7. Shades
8. Sea of Glass
9. Colourful
Formazione
Enrico Lanciaprima - basso
e voce
Monica Santo - voce
Andrea “Marty”
Martino - chitarra
Davide Bruzzi - chitarra
e tastiere
Andrea Di Martino - batteria
Altri musicisti
James M. Jason
Roberto Nunzio Trabona
Ospiti speciali:
Mercy
Fulvio “Dr. Fungus” Pereda
L’album è dedicato a Simona Bolla, 1970 –
2021, R.I.P.
https://www.facebook.com/BlueDawnItaly
Andrea Pintelli
Instagram: @apintelli
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