Racconti SottoBanco
Usciva nel novembre del 1973 "Io sono nato libero",
il capolavoro del Banco del Mutuo Soccorso, il disco della
maturazione. Il gruppo raggiunge l'apice tecnico creativo ed un perfetto
affiatamento, ottenuto anche grazie ai numerosi concerti tenuti in giro per
l'Italia.
Registrato presso gli
Studi Fonorama di Milano, sotto l'esperta guida di Gaetano Ria, il disco vede
il "debutto" di Rodolfo
Maltese, anche se accreditato come special guest, il suo tocco
inconfondibile, si sente su molte tracce!
Sia nel titolo
dell'album che nel brano "Canto
nomade per un prigioniero politico", il Banco si è ispirato alla
sanguinosa dittatura cilena di Pinochet, scoppiata proprio in quell'anno, e al
dramma dei rifugiati politici. I toni crepuscolari e malinconici dell'inizio,
rinforzati da intensi passaggi pianistici, toccano profondamente l'anima
dell'ascoltatore.
Tutte le canzoni
dell'album sono sopra la media, La città
sottile, (che vede il debutto di Gianni
Nocenzi come autore), Traccia II,
piccola sinfonia realizzata da Vittorio
Nocenzi, che si sbizzarrisce al
moog, Non mi rompete, che verrà
eletta dai fans "canzone-manifesto" del Banco; ma un altro grande
brano ci fa mancare il respiro, Dopo… niente è più lo stesso, la storia
di un uomo che torna dalla guerra, al suo piccolo paese, e dopo la gioia per
aver salvato la vita si rende conto che la sua anima è cambiata in modo
irreversibile. Il brano è un mini concept, i suoni passano da intrecci di
tastiere a riff incalzanti di chitarre a
danze popolari, fino a quando la voce di Francesco urla: "Per Dio, ma cosa mi avete fatto a
Stalingrado", quando il protagonista si rende conto dei danni psichici
e materiali che la guerra gli ha procurato.
CAPOLAVORO....
Ma il mondo si sta
imbarbarendo sempre di più, visti gli ultimi fatti accaduti, e questo album
così profetico è di una attualità disarmante!
Gridatelo forte ... Io Sono Nato Libero
Scritto da ragazzi che
all'epoca avevano 26, 22, 21 anni, e un anno prima le loro menti e le loro dita
avevano partorito altri due capolavori: se fossero nati in Inghilterra,
sicuramente già erano baronetti per meriti artistici!
WK
Ceaser Monti (altra
prematura perdita) racconta come è nata la copertina...
Banco del Mutuo
Soccorso - Io sono nato libero
Dopo il successo del
libretto che avevo fatto per il disco di Branduardi, i discografici
incominciarono a capire che la qualità della confezione ed il suo contenuto
aiutavano le vendite oltre ad identificare il carattere del disco e del suo
autore. Così per questa uscita produssi una copertina con più fogli sagomati
sulla forma fotografata, ognuno dei quali dedicati ad un testo.
Trovai questo portone
sui navigli accanto al Vicolo dei Lavandai. Il giorno dello scatto, agendo con
spregiudicata incoscienza, arrivai sul posto assieme al gruppo senza chiedere
nessuna autorizzazione, l’unica cosa che
feci avvertii il proprietario dell’officina che stava dentro al cortile che
avrei chiuso all’occorrenza il
portone, ma non se ne dette cruccio alcuno. Oggi una cosa simile sarebbe
impossibile, per ragioni di ordine pubblico e a causa delle norme che regolano
l’occupazione del suolo pubblico. Era
una casa di ringhiera per buona parte disabitata per cui agii senza troppi
problemi, per tutto il tempo che siamo rimasti, non uscì nessuno tranne un paio
di vetture, non solo ma per scattare fermai più volte il traffico. Il portone
erano anni che non veniva chiuso per cui non si riusciva ad accostarlo
perfettamente, ma la cosa non mi disturbò, l’immagine risultò più vera. Gli occhi che s’intravvedono sulla parte alta sono
quelli di Francesco.
La strada correva a
fianco del naviglio e per ragioni d’inquadratura dovetti mettermi con la macchina fotografica oltre la
protezione che stava tra lo scorrere del fiume e la strada, bastava che facessi
solo un minimo movimento ed ero in acqua.
Ci sono delle
sottigliezze in questa immagine che non sono percepibili, le figure dei
componenti del gruppo sono così piccole che difficilmente le riconosci così
come lo sguardo in sovrapposizione è tale da non essere visibile, ingenuità.
Il musicista che
guarda di soppiatto dietro il portone è Marcello Todaro, poco tempo fa mi ha
scritto su facebook. Ora vive a San Diego negli Stati Uniti, ha un’azienda e ricorda quei momenti come
tra i più straordinari della sua vita.
In questa immagine la
ruota che salta ha fatto una brutta fine, dopo che abbiamo rifatto almeno una
decina di volte lo scatto, la ruota ha deciso che era venuto il momento di
andarsene e così saltellando, ha attraversato la strada e si è lanciata nel
naviglio. Il fatto è che era la ruota di scorta della volvo del mio aiuto
Francios Vallotton. L’abbiamo vista
galleggiare per un pò e poi inabissarsi poco più avanti. Avevamo finito di scattare.
Questa con la prima di
copertina è l’immagine più significativa, esprime a pieno ciò che volevo dire. Lo sconcerto è che
dopo più di trentacinque anni rimane odierna. Grande è la fatica a cambiare,
prendere strade nuove è lacerante, lasciare il certo per l’incerto, anche se questo certo è simbolo di disperazione.
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