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domenica 14 gennaio 2024

Nel gennaio del 1972 usciva “Gaudete”, 45 giri degli Steeleye Span.



Nel 1972 il chitarrista elettrico Bob Johnson entra negli Steeley Span di Tim Hart, gruppo folk-pop inglese alle prese con il quarto disco.

Johnson propone di inserire una laude religiosa, “Gaudete” e Hart la riconosce subito, avendola imparata da suo padre (reverendo) negli anni dell’infanzia.

Hart aveva fondato gli Steeley Span alla fine del 1969, con il bassista Ashley Hutchings e la cantante Maddy Prior.

La band aveva già inciso tre album tra il ’70 e il ’72, in un periodo fecondo per la musica folk-pop inglese, giorni in cui il successo di Fairport Convention, Strawbs, Albion county band, Lindisfarne e Renaissance aveva trascinato musicisti e giovani alla riscoperta dei patrimoni artistici medievali.

Dopo tre dischi gli Span si erano ritagliati uno spazio proprio e un certo numero di seguaci e nell’estate del ’72 entrano in studio per registrare il loro quarto album, al Sound Techniques di Londra.

Doveva essere carico di ispirazioni antiche, prova ne sarà la presenza di gighe ottocentesche, della famosissima e ancestrale John Barleycorn, della melodia settecentesca scozzese King Henry e di Royal Forrester, i cui versi risalgono a una raccolta poetica del 1293.

In un ricordo misto di gioventù “e di cose per caso ascoltate in un pub di Cambridge”, Johnson propone per il disco anche una laude religiosa, “Gaudete”. La accenna ai compagni di avventure e Hart la riconosce subito.

Il testo recitava...

Gaudete, gaudete!

Christus est natus

Ex Maria virgine:

Gaudete!


La band scava nelle origini di questo canto e scopre che la sua prima trascrizione deriva da una raccolta di laudi e canti sacri datata 1582, assemblata da uno studente cattolico finlandese, Theodiricus Petri. Molto più antica del libro stesso, “Gaudete” si basava probabilmente sulla canzone Ezechielis Porta, rintracciabile in epoca medievale in Boemia. Laa band inglese decide di incidere Gaudete per sole voci, senza alcuna aggiunta strumentale, evitando accuratamente qualsiasi sovraincisione, anche grazie alla richiesta di Jerry Boyrd, produttore che spinge i cinque Steeley Span a offrirne una versione “pura”, senza sovrastrutture o abbellimenti.

Riascoltandola oggi, si coglie ancora – come allora – lo spirito della scoperta, dell’incisione rispettosa, della forza evocativa che il gruppo ha fortemente cercato di esprimere. Pare un coro conventuale, invece è una band che sgomitava con il rock duro per guadagnare un posto al sole nel cuore dei fans.

Il disco, il 33 giri, esce nel dicembre del ’72, subito seguito dall’uscita del ’45 giri. Le radio britanniche, che in quegli anni stanno metabolizzando la fine dei Beatles e l’avanzata di Led Zeppelin, Bowie e Deep Purple, si trovano a trasmettere proprio nel periodo natalizio un 45 giri decisamente… liturgico, con le cinque voci di Tim Hart, Maddy Prior, Bob Johnson, Rick Kemp e Peter Knight che cantanto Christus es natus, con quell’inflessione inglese che trasforma il latino di “gaudete” in un anglofonico “gaude-i-te-i”.

In quell’inverno del ’72 la canzone superò quota 500.000 copie e il disco si piazzò ai vertici delle classifiche inglesi, insieme a Elton John e David Bowie. Era Natale.

Gaudete!

Estratto da un articolo fruibile al seguente link:

https://www.ilsussidiario.net/news/walters-playlist/2009/12/24/walter-s-playlist-natale-gaudete-degli-steeleye-span/57754/

 




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